Azazel - Un romanzo storico e spirituale ambientato nel V secolo.
- andreabertolini62
- 3 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Tra le rovine polverose di una cella monastica, sulla via antica tra Aleppo e Antiochia, prende forma uno dei romanzi storici più potenti e simbolici che abbia letto. Azazel ci conduce nel cuore del V secolo, in un Medio Oriente cristiano spaccato da violenze, anatemi e dispute teologiche feroci. Ma non è solo il contesto storico a incantare: è lo sguardo che il romanzo posa sull’anima umana, fragile, desiderante, in cerca di verità.

Il protagonista, il monaco egiziano Ipa, è il tramite di questo viaggio. La sua voce si alterna con quella di Azazel, il suo “diavolo personale”, spirito critico, coscienza razionale, o forse la voce più autentica e non repressa del suo sé interiore. Ed è proprio questo dialogo interiore – ironico, pungente, ma anche dolorosamente umano – a rendere il libro una vera e propria narrazione iniziatica, in cui le domande contano più delle risposte.
Il romanzo si muove tra i grandi nomi della storia cristiana: Nestorio, figura luminosa e perseguitata, e Cirillo, patriarca di Alessandria, rappresentante di un potere ecclesiastico brutale e fanatico. L'autore, uno studioso egiziano, tratteggia un mondo in cui la religione diventa maschera del potere e teatro di sangue, ma anche strumento di ricerca, di spiritualità autentica, di ribellione interiore.
Una frase mi ha colpito più di tutte, perché riassume l’intero senso del libro – e forse anche il mio sentire:
“Quello che è accaduto ad Alessandria non ha niente a che fare con la religione... Gli omicidi che la gente compie in nome della religione non toccano la religione...”
Queste parole, pronunciate da Nestorio, risuonano oggi più che mai come un monito attualissimo. Sono il grido di chi distingue tra fede viva e apparato dogmatico, tra esperienza interiore e fanatismo.
E poi c’è Alessandria: città sacra e profanata, crocevia di culture e spiritualità. La presenza-assenza di Ipazia, donna di scienza e simbolo di libertà spezzata, aleggia come una ferita ancora aperta nella memoria collettiva. Le sue lacrime silenziose sembrano cadere su ogni pagina.
Pur con qualche concessione narrativa alla struttura del “manoscritto ritrovato”, Azazel si distingue per la forza evocativa della scrittura e per la capacità di intrecciare temi storici, filosofici e spirituali in modo avvincente. Non è un trattato, non è un saggio: è un romanzo. Ma come ogni buon romanzo esoterico, lascia che i simboli agiscano in profondità, toccando corde dimenticate.
Lo consiglio a chi è in cammino, a chi ha incontrato il proprio Azazel interiore, e non ha più paura di ascoltarlo. A chi cerca verità, ma non nei dogmi. A chi è pronto a perdersi in un’epoca lontana per ritrovarsi, forse, nel cuore stesso della propria anima.



Commenti