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IL MITO E LA GNOSI

  • andreabertolini62
  • 23 lug 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Introduzione:

L'aspetto mitologico presente nella Gnosi cristiana suscita un fascino particolare, con riferimenti al mito del Demiurgo, al mito di Sophia e ad altri miti che rappresentano diversi aspetti della psiche umana. Spesso si parla del percorso evolutivo interiore come di un "percorso mitologico". Ma cosa è esattamente un mito, quali sono le sue origini e perché ha un ruolo così importante nell'evoluzione interiore?


Questa è una domanda estremamente interessante che include in sé diversi aspetti: inizieremo a esaminarli singolarmente per arrivare poi a una visione d’insieme. Per prima cosa dobbiamo comprendere cos’è un mito, come si forma e la sua funzione sullo psichismo umano; esamineremo poi il rapporto fra religione e mito, per arrivare infine alla cosmogonia, ai miti gnostici e alla loro attualità per un ricercatore contemporaneo.

Fiabe, leggende e miti da sempre affascinano l’umanità e rappresentano il patrimonio peculiare di tutte le culture. Le emozioni che tuttora scaturiscono nel leggere l’Odissea, l’Eneide, le leggende celtiche, ma anche le fiabe africane o quelle dei nativi americani, sono davvero straordinarie. Anticamente, presso tutti i popoli arcaici, il mito non era vissuto come qualcosa di astratto e irreale, ma come un mezzo per aprire dei canali fra il mondo umano e l’invisibile. Questi racconti risvegliano infatti qualcosa di cui l’essere umano ha profondamente bisogno. Nonostante le sicurezze e le comodità offerte dal mondo moderno, la nostra anima sente costantemente la necessità di entrare in contatto e di nutrirsi con qualcosa di “diverso”, di “magico”, qualcosa che trascenda i limiti imposti dalla ragione e dalla logica.

Spesso siamo così coinvolti dalle situazioni della vita di ogni giorno da non avere più il tempo di fermarci e riflettere, di entrare nel profondo di noi stessi per cercare il significato autentico della nostra vita. Il mito, le antiche saghe e oggi anche il racconto fantasy, non sono quindi solo una fonte di svago ed evasione, ma i loro simboli hanno il potere di attivare in noi istanze profonde, come avviene nei bambini. In primis il ricordo che la nostra vita è un viaggio che, attraverso prove, difficoltà ed esperienze di vario tipo ci deve condurre alla conoscenza di noi stessi e alla realizzazione degli obiettivi che la nostra anima entrando in questo mondo si era proposta di realizzare. Possiamo quindi affermare che il mito è ossigeno per l’anima.


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Ma come nascevano i miti nell’antichità? Sappiamo che nel mondo arcaico mistici, veggenti, sciamani, erano tenuti in alta stima e svolgevano il ruolo di mediatori fra i mondi spirituali e il contesto sociale di cui facevano parte. I resoconti dei loro viaggi nell’ignoto hanno fornito il materiale, raccolto sotto forma di miti e simbologie, che i diversi popoli hanno sempre custodito e tramandato nelle tradizioni sacre e nel proprio patrimonio culturale. Miti, fiabe e leggende sarebbero quindi resoconti, trasposti in forma poetica e letteraria di esperienze spirituali realmente vissute in quelli che oggi vengono definiti stati non ordinari di coscienza.

Passiamo ora al secondo punto: qual è il rapporto fra mito e religione? Nel Cristianesimo abbiamo una descrizione, narrata nel libro della Genesi, della creazione dell’universo e dell’essere umano, della sua caduta dalla dimensione paradisiaca e della sua storia tormentata, allontanato dal divino e però sempre anelante di tornare ad esso. Per i credenti questa narrazione è materia di fede, parola di Dio, ma abbiamo mai pensato che sia invece costituita da materiale mitico, raccolto e riordinato in quello che poi è diventato un testo sacro?

Probabilmente molte persone religiose si sentirebbero offese da questa affermazione: questo deriva dal fatto che la parola MITO nei secoli ha assunto un carattere spregiativo. Nel linguaggio corrente infatti, quando si dice che qualcosa è un mito, è come se si dicesse che è un falso, una favola per bambini. Invece le persone religiose considerano la Bibbia qualcosa di sacro in cui bisogna credere per ottenere la salvezza. Oggi però, grazie allo studio comparato delle religioni, sappiamo che i racconti della Genesi nascono da un insieme di miti condivisi da tutti i popoli del Medio Oriente, in particolare della Mesopotamia: Caldei, Sumeri, Assiri, Babilonesi. Ritroviamo ad esempio i miti del giardino, del serpente, del diluvio nell’epopea di Gilgamesh.

Anche gli ebrei hanno tratto le proprie narrazioni da queste fonti e se leggiamo la Genesi fuori dagli schemi di una visione dogmatica possiamo trovarvi autentici tesori. Infatti, anche se alcune scuole gnostiche rifiutavano il messaggio veterotestamentario, altre scuole come quella valentiniana leggevano e meditavano l’Antico Testamento in chiave simbolica e iniziatica, secondo una linea già presente nella tradizione esoterica ebraica ereditata da Filone Alessandrino. Concludiamo quindi questa prima parte con un invito ai lettori a questa riflessione: il Mito è Energia Viva mentre il Dogma è Materia cristallizzata. Nel prossimo articolo riprenderemo questa tematica parlando della cosmogonia, dei miti gnostici e dei simboli in essi contenuti.

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